Che bello lavorare qui !
Mentalità della permanenza- “You are expected to stay”
Le migliori aziende dal punto di vista del “turnover” di solito sono molto differenti dal comune. In queste realtà si respira un senso di comunità e la voglia di eccellere in molti aspetti della vita aziendale. Una delle caratteristiche che si respirano nelle migliori aziende è la voglia di eccellere anche nella gestione del ciclo di vita dei dipendenti. Lavorare per queste realtà ti fa pensare al fatto che saresti ottuso nel caso in cui solo pensassi a lasciare i tuoi colleghi e l’azienda stessa, per sposare un’altra realtà. Quando si lavora per queste mosche bianche aleggia nell’aria la sensazione che il collaboratore è invogliato e a restare in azienda. Gli inglesi direbbero “Expected to Stay”.
Queste aziende sono quelle che investono maggiormente nella formazione del personale. Uno dei fattori comuni delle aziende con una bassa percentuale di “turnover” è il fatto che esiste sempre una possibilità di riqualificarsi. Benché sia ovvio che, nel breve termine, è più semplice licenziare una persona ed assumerne un’altra con i giusti requisiti, sul lungo termine la longevità del dipendente di qualità è la soluzione più pagante. Le migliori organizzazioni hanno questa mentalità. Il senso di appartenenza, il senso di comunità, l’energia erogata durante la giornata di lavoro rendono palpabile la forza di queste stupende realtà.
Turnover: i costi diretti
I dati medi in merito al “turnover” aziendale in ambito IT/Telco si posizionano tra l’otto percento per arrivare ad un massimo del 33%, con un longevità media del dipendente che varia dai 15 mesi per toccare un massimo di 3,5 anni. Se ipotizzassimo di utilizzare i valori medi di queste informazioni, potremmo dire che il dipendente medio lascia l’azienda dopo poco più di 2 anni dal giorno dell’assunzione. Il costo per una nuova assunzione varia da 1,5 a due mesi di stipendio, siano essi i costi da pagare ad un’agenzia professionale o i costi del personale interno che svolge questa funzione amministrativa.
Il nuovo dipendente, una volta assunto, non potrà essere produttivo dal primo giorno di lavoro, tanto che avrà certamente bisogno del supporto di uno o più colleghi per poter ultimare il rodaggio nella nuova azienda. Dopo solo alcuni mesi, il nuovo dipendente inizierà ad essere produttivo e, di solito, si considera che entro 5 mesi la persona raggiungerà il livello di abilità necessarie richiesto dalla nuova sfida. Con queste informazioni si può affermare con il giusto livello di certezza che i costi di “start up” del nuovo dipendente sono pari ad almeno tre mesi di lavoro perso (a piena capacità) per il datore di lavoro.
Costi nascosti
Nelle aziende con un’elevata percentuale di “turnover”, le persone avranno un orizzonte temporale molto limitato in merito alla loro possibilità di poter sposare appieno la filosofia del datore di lavoro. I dipendenti iniziano a pensare che “non potranno durare tanto” in un’azienda che lavora con una prospettiva a corto termine con le proprie persone. In un’organizzazione con un “turnover” elevato nessuno sarà spinto ad impegnarsi di più semplicemente perché ogni sforzo supplementare sarà vanificato dalla miopia strutturale dell’azienda. La persona che è disposta a dare di più a fare “l’extra mile” sarà demotivato dalle prospettive della sua longevità in azienda.
Perché le persone lasciano le aziende ?
Per l’individuo che ha iniziato a pensare di cambiare datore di lavoro, le ragioni possono essere molteplici. In generale per quelle organizzazioni che soffrono patologicamente di un “turnover” elevato, possiamo indicare alcune cause comuni:
- Cambiamento di mentalità (valori, missione, visione): i collaboratori non riescono più a proiettarsi nella nuova realtà dell’azienda
- Il management vede le persone come parti intercambiabili di un sistema. Dal momento in cui il “turnover” è elevato, nessuno è indispensabile.
- Mantenere un senso di lealtà per un’azienda che considera le persone come parti intercambiabili sarebbe ridicolo.
L’effetto insidioso è che il “turnover” genera “turnover” come un vortice negativo che continua a prendere forza. Dal momento in cui l’azienda non investe nulla nella forza lavoro, l’individuo non può percepire alcun tipo di apprezzamento. Dal momento in cui il ricircolo di personale diventa elevato, non c’è nulla di male nel pensare che sia strano se un dipendente sia ancora in azienda dopo un anno.